sab, 3 giu 2023 17:34
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Sono nato a Pordenone l’8 novembre1971

Da giovanissimo ho frequentato l’associazione sportiva della mia parrocchia praticando principalmente la disciplina della corsa campestre. All’età di 12 anni iniziai a gareggiare assieme ad un amico d’infanzia e quello che ci accumunava principalmente era il divertirsi il più possibile durante quelle manifestazioni. Naturalmente c’era anche una parte di rivalità nel raggiungere per primi il traguardo, ma questa rivalità non ha mai intaccato la nostra amicizia. Posso dire che la maggior parte delle volte il momento più bello era quello del pranzo dove finalmente si poteva bere la mitica Coca Cola, per me a quell’epoca era quasi bandita.
Durante l’età adolescenziale cambiarono molte cose nella mia vita. Per tre anni non frequentai più assiduamente il campo di atletica per motivi di studio e famiglia.
Gli anni passarono e mi misi a studiare al Liceo Artistico nel ramo della Grafica Pubblicitaria. La prima morosa arriva all’età di 17 anni ed il mio primo grande concerto lo vidi sempre a 17 anni a Monfalcone; I mitici Ramones, era il lontano 1988.
A 18 anni mi chiamarono al distretto militare di Udine per i 3 giorni di visite mediche e cinque giorni prima del mio diciannovesimo compleanno mi arrivò, tramite posta la chiamata alle armi.
Nel 1990 partii alla volta del car a Diano Marina in Liguria e pochi mesi più tardi decisi di prolungare la permanenza da soldato e firmai per ben 5 anni.
L’esperienza da soldato è stata importante perché grazie all’Esercito ho potuto conoscere moltissima gente in tutta l’Italia.
Dopo alcuni mesi in caserma mi viene data la possibilità di entrare nel gruppo agonistico dell’Esercito, in questo modo riprendo ad allenarmi con costanza e serietà.
Nel 1994 studio per acquisire l’abilitazione al lancio con paracadute militare. L’esperienza è unica,  è impossibile descrivere con le sole parole cosa si prova a lanciarsi da un aereo.
Eseguo i primi 5 lanci vincolati, poi non bastandomi decido di frequentare un ulteriore corso con lo scopo finale di acquisire la licenza internazionale di paracadutismo sportivo.
Supero brillantemente l’esame ministeriale con il massimo dei voti 20/ventesimi.
Ad oggi ho all’incirca 400 lanci in caduta libera dalla quota di 4000 metri e uno da 5700. 
Nello stesso periodo riprendo a frequentare la montagna assieme ad alcuni amici. Con l’andare del tempo le salite venivano scelte sempre più impegnative fino ad arrivare a vere scalate alpinistiche.
Sono sempre andato nell’ambiente alpino con persone più esperte di me, le quali mi hanno insegnato a non sottovalutare mai nulla, ad osservare l’ambiente e ad essere soprattutto umile. Valutare con molta attenzione le difficoltà da superare, ma l’insegnamento più importante ad essere sempre consapevole dei miei limiti e grazie a questo ho cercato sempre di evitare brutte avventure.
Nel 1997 conosco un gruppo di ragazzi speleologi di Pordenone che mi invitano a frequentare la sede speleologica e a conoscere così il mondo delle grotte. Decisi di studiare e di brevettarmi come speleologo di primo livello.
La montagna rimane comunque il punto di riferimento per qualsiasi attività da me svolta. Tanti fattori hanno fatto si che rimanessi legato a quest’ambiente ma uno in particolare, gli amici.
Dall’arrampicata su roccia, alle cascate di ghiaccio, dall’alta quota allo sci alpinismo. In tanti anni di attività sono riuscito a formare un carattere ed una sicurezza che mi consente di superare tranquillamente una buona parte di imprevisti. Questa sicurezza acquisita non vuol far si che io sia un uomo infallibile, ma grazie ad una maggior forza di me stesso ho la possibilità di affrontare con serietà e serenità la montagna e oggi l’ambiente polare.
Sin da bambino ho avuto un’irresistibile attrazione verso la neve ed il ghiaccio.
Un ricordo mi rimanda indietro di parecchi anni…
”frequentavo la colonia parrocchiale in montagna nella zona della Val Grande (Piancavallo) e per la prima volta in vita mia, vidi un enorme nevaio estivo. Quel contatto scatenò in me un’amore che oggi definisco quasi morboso”. (era il 1982)
Il Monte Bianco, Gran Mesules, Gross Glokner, Gross Venedingher, Pala Bianca, le montagne della Val Aurina, il gruppo dell’Ortles e dell’Adamello, sono state le promotrici concrete di un meccanismo glaciale che si è instaurato nel mio cervello riguardo il ghiaccio.
Nell’anno 1998 decisi di scalare in solitaria la parete nord della Marmolada di punta Roca. La via si chiama dei “Finanzieri” oppure denominata anche la “Meringa”. Una via di ghiaccio con uno sviluppo di circa 200 metri.
La via in se non presentava difficoltà elevate, la sua pendenza massima poteva raggiungere ad occhio i 70 gradi d’inclinazione, ma la cosa che rendeva per me l’impresa eccezionale era il fatto di salire quella parete in solitaria.
Solo, senza nessun compagno di cordata, senza nessuna possibilità di avere un minimo di sicurezza oltre alle mie due fedeli piccozze e alle 3 viti da ghiaccio che mi ero portato con me.
Un errore anche minimo durante la salita, voleva dire la morte certa.
Dopo quell’avventura pienamente riuscita sulla parete nord della Marmolada, decisi di dedicare un maggior impegno a quell’elemento che oggi fa parte della mia vita, il ghiaccio.
Dal 2000 ha inizio la mia attività di esploratore polare.

 


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